Mismatch e Lifelong Learning
Con l’obiettivo di far fronte alle sfide sociali, economiche e professionali della contemporaneità, sempre più caratterizzata da incertezza e discontinuità, il soggetto è chiamato ad apprendere per tutta la vita, ad aggiornare e sviluppare costantemente le proprie competenze al fine di stare al passo con un mercato del lavoro estremamente esigente e competitivo, che procede ad una velocità crescente.
La società odierna considera il sapere come una risorsa economica da generare di cui avvalersi, una delle principali leve strategiche da coltivare e presidiare attentamente.
All’interno di uno scenario simile, quello dell’economia della conoscenza (Drucker, 1969), emerge però un fenomeno che, ormai da alcuni decenni ed in maniera sempre più intensa, preoccupa le aziende e i governi a livello globale: il mismatch.
Mismatch e narrazione dominante
Con questo termine, in generale, si fa riferimento alla mancata corrispondenza formale tra le qualifiche e/o le competenze possedute da un soggetto ed il ruolo professionale ricoperto dallo stesso.
La narrazione dominante, oltre a gran parte della letteratura sul tema, intende la suddetta condizione come uno spreco, una grave dissipazione di risorse ritenute fondamentali ai fini dello sviluppo e della crescita economica delle organizzazioni.
In questo senso, numerosi organismi internazionali (Ocse, Cedefop) propongono soluzioni immediate per cercare, quantomeno, di arginare la problematica, promuovendo interventi basati sul concetto di fitting, ovvero sull’adattamento: riformare i sistemi formativi al fine di adattarli a fornire soggetti in possesso delle conoscenze e delle abilità richieste dal mercato in un preciso momento, secondo una modalità just in time.
Così facendo, però, non fanno che alimentare un approccio standardizzato e preimpostato verso l’apprendimento, organizzando una formazione essenzialmente market-driven. Per come è strutturata, questa prospettiva fatica a tollerare l’imprevedibilità, caratteristica tipica dei mercati contemporanei, oltre che del processo di apprendimento in sé.
Appare evidente che un fenomeno così complesso e multidimensionale non possa essere inquadrato all’interno di un unico orizzonte di significato che, peraltro, tende a connotarlo in termini puramente ed esclusivamente sfavorevoli.
Ragionare in termini astratti e teorici, oltre che di causa-effetto, rischia di ridurre drasticamente la pluralità e la dissonanza, elementi che potrebbero accompagnare l’emersione di novità/innovazione e creatività.
Mismatch come risorsa
Attraverso un lavoro qualitativo di ricerca realizzato mediante una serie di interviste semi-strutturate, l'intento era quello di far emergere una visione alternativa rispetto a quella maggiormente diffusa.
Lungi dal considerare il disallineamento in maniera negativa, infatti, la prospettiva contestuale e contingente che emerge da questo lavoro di analisi cerca di porre in evidenza le potenzialità generative che una condizione simile può contribuire a generare, sia dal punto di vista aziendale che individuale.
Sono diversi e molteplici, infatti, i benefici che questo fenomeno può permettere di sviluppare a livello organizzativo, sia in termini di innovazione che di vantaggio competitivo e che analizzeremo nei successivi articoli dedicati all’argomento.